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CALENDARIO LITURGICO 21 FEBBRAIO 2010

Confraternita del Santissimo Sacramento e della Immacolata Concezione di M.V.
PARROCCHIA DI SAN RUFINIANO VESCOVO SOMMAIA
CALENDARIO LITURGICO
MEMORIE SANTA CHIESA CATTOLICA
21 FEBBRAIO-20 MARZO 2010


22 FEBBRAIO CATTEDRA DI SAN PIETRO
La cattedra, letteralmente, è il seggio fisso del sommo pontefice e dei vescovi. E’ posta in permanenza nella chiesa madre della diocesi (di qui il suo nome di "cattedrale") ed è il simbolo dell'autorità del vescovo e del suo magistero ordinario nella Chiesa locale. La cattedra di S. Pietro indica quindi la sua posizione preminente nel collegio apostolico, dimostrata dalla esplicita volontà di Gesù, che gli assegna il compito di "pascere" il gregge, cioè di guidare il nuovo popolo di Dio, la Chiesa.
Questa investitura da parte di Cristo, ribadita dopo la risurrezione, viene rispettata. Vediamo infatti Pietro svolgere, dopo l'ascensione, il ruolo di guida. Presiede alla elezione di Mattia e parla a nome di tutti sia alla folla accorsa ad ascoltarlo davanti al cenacolo, nel giorno della Pentecoste, sia più tardi davanti al Sinedrio. Lo stesso Erode Agrippa sa di infliggere un colpo mortale alla Chiesa nascente con l'eliminazione del suo capo, S. Pietro. Mentre la presenza di Pietro ad Antiochia risulta in maniera incontestabile dagli scritti neotestamentari, la sua venuta a Roma nei primi anni dell'impero di Claudio non ha prove altrettanto evidenti. Lo sviluppo del cristianesimo nella capitale dell'impero attestato dalla lettera paolina ai Romani (scritta verso il 57) non si spiega tuttavia senza la presenza di un missionario di primo piano. La venuta, qualunque sia la data in cui ciò accadde, e la morte di S. Pietro a Roma, sono suffragaTE da tradizioni antichissime, accolte ora universalmente da studiosi anche non cattolici. Lo attestano in maniera storicamente inoppugnabile anche gli scavi intrapresi nel 1939 per ordine di Pio XII nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica di S. Pietro, e i cui risultati sono accolti favorevolmente anche da studiosi non cattolici.


27 FEBBRAIO SAN GABRIELE DELL' ADDOLORATA
San Gabriele dell'Addolorata, al secolo Francesco Possenti(Assisi, 1° marzo 1838 – Isola del Gran Sasso d'Italia, 27 febbraio 1862), è stato un religioso italiano della Congregazione della Passione di Gesù Cristo. Nel 1920 è stato proclamato santo da papa Benedetto XV: la sua memoria liturgica viene celebrata il 27 febbraio. È patrono d'Abruzzo e della Gioventù cattolica italiana. Il santo dei giovani, il santo dei miracoli, il santo del sorriso: con questi tre appellativi è conosciuto. Figlio di un professionista di rispettata famiglia. Francesco è cresciuto, vivendo la vita di un tipico adolescente, amava la danza , la caccia, e le ragazze, ma sentiva che nella sua vita mancava ancora qualcosa. Si rivolse a Gesù e alla sua Madre Addolorata e sentì interiormente la chiamata alla vita religiosa Passionista. Come Passionista è cresciuto di giorno in giorno nell’amore di Nostro Signore e di Maria, da lui venerata sotto il titolo diAddolorata , bruciando le tappe della santità e raggiundo in poco tempo la perfezione della virtù cristiana. Morì di tubercolosi alla giovane età di 24 anni. San Gabriele che così rapidamente da una vita mondana conformò indissolubilmente la sua vita alla Passione di Nostro Signore, ci mostra che chiunque, con un pizzico di coraggio, può aspirare alle più alte vette della santità. La scelta della vita religiosa per lui fu radicale fin dall’inizio. Aveva trovato finalmente la sua felicità. Scriveva ai familiari: “La mia vita è una continua gioia. Non cambierei un quarto d’ora di questa vita“. La sua fu una vita semplice, senza grandi gesta, contrassegnata dall’eroicità del quotidiano, che viveva da innamorato del Crocifisso e della Madonna. San Gabriele è il santo dei miracoli, invocato in ogni parte del mondo come potente intercessore presso Dio. Sulla sua tomba continuano ad accadere numerosi prodigi e sono tanti coloro che raccontano grazie e guarigioni da lui ottenute. Si contano a migliaia gli ex voto portati dai devoti al santuario in segno di riconoscenza. San Gabriele è il santo del sorriso. Seppe vivere sempre con gioia ed entusiasmo la sua esistenza. Né le varie sofferenze della sua vita, né la morte in giovane età riuscirono a spegnere il suo sorriso.

8 MARZO SAN GIOVANNI DI DIO
Giovanni Cidade Duarte nacque nel 1495 a Montemoro Novo in Portogallo. All'età di otto anni fuggì da casa per seguire un viandante, affascinato dai racconti dei suoi viaggi avventurosi. La sua fuga provocò un tale dolore alla madre che morì dopo soli venti giorni e il padre si ritirò in un convento dove morì non molto tempo dopo. Giovanni nel frattempo viene accolto da Francisco Majoral al servizio di una nobile famiglia di Toledo. Giovanni viene educato come se fosse un figlio, ma poi fugge tra la solitudine dei monti e vive come un pastore fino all'età di ventott'anni, quando si arruolò come mercenario in diversi eserciti, dove fece esperienze di miseria e sofferenza. Attraversata l'Europa in lungo e in largo un girono si trovò a sbarcare al porto di La Coruna, dove ricorda improvvisamente il paese natale abbandonato da bambino. Percorre allora a piedi i seicento chilometri che lo separano da Montemoro Novo e cerca la casa dei suoi genitori, sperando di trovarli ancora in vita. Scoperto l'accaduto, lo assale il dolore e un forte senso di colpa per la loro morte, da questo avvenimento inizia la sua conversione che lo porterà alla santità. Attraversò una grande crisi di fede, andò in giro per la città agitandosi e rotolandosi per terra e rivolgendo ai passanti la frase che sarebbe divenuta l'emblema della sua vita:

« Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi. »


Considerato pazzo fu rinchiuso nell'Ospedale Reale di Granada, da dove uscì qualche mese dopo rasserenato e intenzionato ad assecondare la sua vocazione religiosa.Dopo essersi posto sotto la guida di Giovanni d'Avila, si recò in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Guadalupe e, tornanto a Granada, diede inizio alla sua opera di assistenza ai poveri, malati e bisognosi. Nonostante le diffidenze iniziali, si unirono a lui altre persone, che si dedicarono completamente all'assistenza ai malati. Il suo modo di chiedere la carità era molto originale, infatti era solito dire: “Fate del bene a voi stessi! Fate bene, fratelli!”.Fondò il suo primo ospedale, organizzò l'assistenza secondo le esigenze di quelli che considerava i ‘suoi' poveri. L'Arcivescovo di Granada gli cambiò il nome in Giovanni di Dio. Si impegnò anche nei confronti delle prostitute, aiutandole a reinserirsi nella società. Morì l'8 marzo 1550.
14 MARZO SANTA MATILDE
Santa Matilde, discendente del duca Viduchindo, che aveva guidato i sassoni nella loro battaglia contro Carlo Magno, nacque verso l’895 presso Engern in Sassonia da Teodorico, un conte della Westfalia. Ben presto Matilde fu affidata alle cure della nonna paterna, badessa di Herford, sotto la cui guida crebbe sana e forte, divenendo una donna bella, istruita e devota. Felice si rivelò il matrimonio con il figlio del duca Ottone di Sassonia, Enrico, detto “l’uccellatore” per la sua passione nella caccia del falco. Subito dopo la nascita del loro primogenito Ottone, Enrico succedette al padre e verso il 919, quando re Corrado di Germania morì senza prole, eredito anche il trono tedesco. A causa delle frequenti guerre Enrico si allontanava spesso da casa e sia lui che i suoi sudditi attribuivano le vittorie conseguite alle preghiere ed al coraggio della regina Matilde, che nel suo palazzo conduceva a tutti gli effetti una vita monacale, generosa e caritatevole verso tutti. Suo marito nutriva nei suoi confronti una cieca fiducia e difficilmente si prendeva la briga di controllare le sue elemosine o si risentiva per le sue pratiche religiose. Nel 936, rimasta vedova, Matilde si spogliò immediatamente di tutti i suoi gioielli rinunciando ai privilegi tipici del suo rango. Dall’unione tra Enrico e Matilde erano nati cinque figli: Enrico il Litigioso, il futuro imperatore Ottone I, San Bruno arcivescovo di Colonia, Gerburga moglie del re Luigi IV di Francia ed Edvige madre di Ugo Capeto. La regina Matilde conduceva una vita assai austera ed a causa delle sue ingenti elemosine si attirò le ire dei figli: Ottone la accusò infatti di sperperare il tesoro della corona, le richiese un rendiconto delle sue spese e la fece spiare per tenere sotto controllo ogni suo movimento, ma con suo grande dolore anche il figlio favorito Enrico si schierò con il fratello appoggiando la proposta di far entrare la madre in convento onde evitare ulteriori danni al patrimonio familiare. Matilde sopportò con estrema pazienza tuttò ciò, constatando amaramente come i suoi figli si fossero riappacificati solo per perseguire i loro interessi a suo discapito. Lasciò allora tutta la sua eredità ai figli e si ritirò nella residenza di campagna ove era nata.
Era però destino che la Germania non potesse fare ameno di questa santa donna: appena partita, infatti, Enrico cadde ammalato e sorsero nuovi problemi politici. Sotto pressione del clero e dei nobili, la moglie di Ottone convinse questi a chiedere perdono alla madre, a restituirle il maltolto e richiamarla a partecipare agli affari di stato. Matilde tornò così a corte e riprese anche le sue opere di carità. Enrico continuò comunque ad essere per lei fonte di tormenti: si ribellò nuovamente al fratello Ottone e soppresse in modo sanguinoso una ribellione dei suoi sudditi bavaresi. Nel 955, quando Matilde lo vide per l’ultima volta, ne predisse la morte. Ottone invece mostrò rinnovata fiducia nella regina madre, lasciando a lei tutto il potere quando nel 962 dovette recarsi a Roma per ricevere la corona imperiale. Verso la fine del 967 una febbre che la disturbava ormai da tempo si aggravò ulteriormente e Matilde, presagendo la sua prossima fine, mandò a cercare Richburga, sua ex dama di compagnia ed ora badessa di Nordhausen, per spiegarle che doveva partire per Quedlinburg, luogo scelto con suo marito per la loro sepoltura. Nel gennaio 968 dunque si trasferì e suo nipote, Guglielmo di Magonza, le fece visita per darle l’assoluzione e l’estrema unzione. Desiderando ricompensarlo, non le restò però che donargli il suo sudario prevedento che ne avrebbe avuto bisogno prima lui: Guglielmo morì infatti dodici giorni prima di lei. La santa regina spirò il 14 marzo 968 e le sue spoglie mortali erano state appena deposte in chiesa quando giunse una coperta intessuta d’oro mandata dalla figlia Gerburga per adornare il feretro. Il corpo di Matilde venne sepolto accanto a quello del marito e subito iniziò la venerazione popolare nei suoi confronti. Nelle diocesi tedesche di Paderborn, Fulda e Monaco è ancora oggi particolarmente vivo il suo culto. L’iconografia è solita raffigurare Santa Matilde con in mano il modellino di una chiesa o una borsa di denaro, simboli della sua generosità e delle sue fondazioni monastiche, quali Poehlde, Enger, Nordhausen e ben due presso Quedlinburgo.

Data: 30/01/2010
Fonte: confraternita sommaia
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